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Il podcast come spazio di libertà

Il podcast come spazio di libertà, i giovani con Sindrome di Down raccontano la propria storia

Pubblicato in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità, “Una storia d’idee” è il frutto del lavoro ventennale di Associazione di Idee, realtà bolognese che accompagna i giovani nei percorsi di autonomia. Un’esperienza che conferma la potenzialità del podcast come strumento per dare voce a ciascuno.

di Irene Privitera

Gli host di “Una storia d’idee” sono Giovanni, Eugenio, Federico. Ragazzi affetti da Sindrome di Down che raccontano – è la prima volta che succede in Italia – le proprie esperienze di vita da protagonisti, al microfono di un podcast. Quattro episodi da circa 20 minuti e una breve puntata finale che apre al coinvolgimento degli ascoltatori: sono il frutto del lavoro ventennale di Associazione d’iDee, che a Bologna si occupa di accompagnare i giovani nei percorsi di autonomia sociale, lavorativa e abitativa. È uscito in occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità, lo scorso 3 dicembre. «Sappiamo che si tratta di un prodotto imperfetto», spiega ad Audio Tales Irene Centonze, pedagogista e responsabile del progetto. «La nostra intenzione era soprattutto quella di riferire, attraverso alcuni concetti chiave come lavoro, relazioni, autonomia, essere adulti, il percorso di crescita da parte dei ragazzi della nostra associazione, che avevano il desiderio di dire la loro su temi quotidiani che tutti ritroviamo nelle nostre vite».

fonte foto: Associazione d’iDee

Un’esperienza di condivisione

“Una storia d’idee” va oltre la narrazione del vissuto dei protagonisti. Il fatto che siano loro stessi a raccontarsi, in prima persona, rappresenta una novità nel panorama italiano delle produzioni audio e rimarca quella che forse è la potenzialità più forte del podcast come strumento: rappresentare uno spazio di libertà per chiunque senta il desiderio o la necessità di far sentire la propria voce. «Abbiamo usato il podcast come strumento per condividere le nostre storie quotidiane, raccontate dalle nostre voci», confida Giovanni, uno degli host. «Questo podcast è un’opportunità per comprendere quello che stiamo attraversando. È bello ascoltare le opinioni e confrontarci».

Dialogo aperto con gli ascoltatori

Lo schema delle quattro puntate è costante: la lettura di una citazione da parte di uno degli host, che introduce il tema dell’episodio, la chiacchierata con l’ospite – da Luca Trapanese a Maria Carla Tabanelli, da Federico Taddia ad Alessia Cinotti – sollecitato alle considerazioni attraverso alcune parole chiave. E poi le “pillole” di altri giovani dell’associazione, ancora rispetto alle parole chiave individuate. Soltanto l’ultimo episodio ha una struttura diversa e una durata ridotta: con il coinvolgimento della psicoterapeuta Rosanna De Sanctis, presidente di Associazione di Idee, e dello psicologo Giacomo Busi, responsabile delle attività educative, invita gli ascoltatori a condividere le proprie “Idee per” attraverso i commenti su Spotify e sui canali social del progetto. «Abbiamo provato a lasciare aperto il dialogo con il pubblico», spiega Centonze. «La nostra idea è quella di proseguire con questo progetto, perché i nostri ragazzi sentono tanto la voglia di esprimersi e di percepirsi riconosciuti come adulti: li fa sentire liberi. Libertà è la parola che ripetono più spesso nelle varie attività che facciamo insieme».

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Potenzialità dei podcast per bambini

Potenzialità dei podcast per bambini: sperimentazioni nel panorama italiano

Due ricerche condotte negli Stati Uniti evidenziano la crescita degli ascoltatori di podcast fra i bambini dai 6 ai 12 anni, costanti e autonomi nelle scelte. In Italia prevalgono le produzioni verticali e quelle che riproducono la lettura o il racconto da parte della figura adulta. Ma c’è anche chi ha raccolto la sfida ambiziosa della fiction orizzontale, che invita all’ascolto condiviso.

di Irene Privitera

Negli Stati Uniti quasi un bambino su due (46%), fra quelli di età compresa fra 6 e 12 anni, ha ascoltato un podcast. È il primo dato che risalta fra i risultati del Kids Podcast Listener Report di Edison Research e Kids Listen – sostenuto da American Public Media, Disney Podcasts, Tumble Media e Wondery – diffuso nel luglio del 2023. Lo studio, condotto su oltre 1200 persone adulte, genitori o responsabili di minori fra i 6 e i 12 anni, rileva che nell’ultimo mese dalla pubblicazione il 29% dei bambini interessati dall’indagine aveva ascoltato un podcast. Percentuale che sale al 42% se anche i genitori a loro volta avevano ascoltato podcast nello stesso arco temporale.

Piccoli ascoltatori, autonomi e curiosi

Bastano queste cifre a dipingere un contesto nel quale si delinea distintamente un pubblico di piccoli ascoltatori in crescita, accanto alle potenzialità dell’ascolto condiviso con l’adulto e nell’ambito familiare. A confermarlo, sono ancora i risultati della ricerca: il 68% dei genitori di bambini che ascoltano mensilmente podcast riferiscono di un ascolto in compagnia di almeno un genitore, mentre il 54% afferma che i propri figli ascoltano con i fratelli. I bambini dai podcast imparano cose nuove e acquisiscono argomenti da condividere con gli adulti; fra quelli preferiti ci sono i giochi al primo posto, seguiti da musica, storie comiche, racconti, avventure e storie della buonanotte. Un ulteriore aspetto interessante è l’autonomia dei bambini che ascoltano podcast: da un altro studio, condotto dalla talent agency UTA su un campione di 5mila famiglie statunitensi – con bambini dai 3 ai 12 anni – e pubblicato a ottobre 2023, emerge che in 7 casi su 10 non sono i genitori a suggerire nuovi titoli bensì gli stessi bambini a cercare nuovi podcast.

Storie verticali e sperimentazioni fiction, cosa succede in Italia

Mentre i dati sugli ascoltatori di podcast nel nostro Paese (gli ultimi sono quelli raccolti da NielsenIQ) fotografano una situazione in cui crescono numericamente le fasce degli over 55 e dei giovani fra i 25 e i 34 anni, le proposte per i genitori e i bambini arricchiscono le rispettive categorie sulle piattaforme di streaming. Si tratta per la gran parte di narrazioni verticali (favole come le Fiabe in Carrozza di Filippo Carrozzo, storie della buonanotte, avventure dalle puntate autoconclusive), con una buona fetta di branded podcast fra i quali ad esempio MeteoHeroes (Vois) o Raccontascienza realizzato da ricercatori e ricercatrici della Fondazione Bruno Kessler. Mi sono imbattuta nell’ascolto – e ne ho sperimentato l’esperienza condivisa con il mio bambino di quasi 5 anni – di Tutti i gatti del mondo, narrazione orizzontale decisamente coraggiosa e originale nel panorama nostrano: una fiction dal curatissimo sound design, pensata per un pubblico di bambini dai 5 ai 10 anni, in 7 puntate. Ideatrice e autrice è Chiara Giontella, un passato nell’audiovisivo come videomaker e nel bagaglio l’esperienza pluriennale come direttrice artistica del Rabbit Fest di Perugia, festival dedicato al cinema d’animazione. «Volevo creare una storia che parlasse in audio, e ho scelto di abbracciare questa sfida mutuando in un prodotto per bambini alcuni strumenti tipici delle serie tv per adulti: la ripetizione, il recap a inizio puntata. A questo ho aggiunto l’elemento magico e la presenza degli animali, essenziali in un contenuto per bambini». Nel podcast succede che tutti i gatti della terra spariscono da un momento all’altro, e il perché si scoprirà pezzo dopo pezzo nelle varie puntate, con una trama dove – a differenza delle più classiche storie per l’infanzia – non c’è un solo protagonista. Io e mio figlio ne abbiamo contati almeno quattro, tutti importanti. L’host narrante – tutte le voci sono di doppiatori o attori professionisti – accompagna per mano alla scoperta del mistero. Il podcast è ora disponibile su tutte le piattaforme, ma il rilascio delle puntate è stato a cadenza settimanale. «Abbiamo deciso di uscire con una puntata ogni giovedì per alimentare l’attesa, con il supporto dei canali social, in particolare Instagram e Facebook».

Podcast per l’infanzia: quali confini?

Un podcast corale, quello ideato da Giontella, non solo per le tante voci che lo compongono, ma anche per la squadra che lo ha ideato: accanto all’autrice, c’è Marta Freddio che ha curato l’editing, il team di attori e uno studio di sound design esterno che ha realizzato il confezionamento sonoro. Fra tante proposte che sembrano fatte per sostituire, almeno in parte, la figura adulta che legge o racconta storie al bambino – oltre ai podcast verticali, sulle piattaforme abbondano le letture di brevi audiolibri e le interpretazioni più o meno fedeli delle fiabe classiche – il podcast per bambini ha bisogno di contorni peculiari, nuovi e definiti. «Il podcast per l’infanzia necessita di essere scritto per l’audio e parlato in audio, ha bisogno di format innovativi che giochino con la musica e con i suoni, come accade all’estero, negli Stati Uniti – dove vale come esempio su tutti The unexplainable disappearance of Mars Patel – ma anche in Francia e nel Regno Unito», afferma Giontella.

Per i genitori: guide all’ascolto e consigli anche in lingue straniere

In cantiere c’è una nuova produzione, una serie di favole originali che dovrebbe essere disponibile a partire da Natale: «Dopo una fiction orizzontale, sicuramente più complessa e costosa, proviamo ad entrare nella vita delle famiglie italiane con una serie verticale». Anche questo secondo podcast nascerà all’interno del progetto Storie che abitano qui, che oltre all’aspetto produttivo prevede una sezione dedicata alla promozione e alla diffusione della cultura del podcast per bambini. «Prevediamo di realizzare delle classifiche di consigli di ascolto di podcast italiani e in altre lingue europee, per incentivare il bilinguismo nei bambini anche attraverso lo strumento del podcast; e delle guide all’ascolto condiviso, con l’indicazione dell’eventuale necessità della presenza di un adulto, delle potenzialità legate all’esperienza di ascolto del bambino in compagnia del genitore, oltre alla dichiarazione della fascia d’età per i piccoli ascoltatori di ciascun podcast che avremo ascoltato e che desideriamo consigliare alle famiglie».

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Settimana del Podcast 2023

Settimana del Podcast 2023

Dal 17 al 22 Aprile 2023 la Casa del Podcast, a Technotown, hub della scienza creativa di Roma Capitale, immersa nel meraviglio contesto di Villa Torlonia a Roma, ha ospitato la seconda edizione della Settimana del Podcast. Evento organizzato da ASSIPOD Associazione Italiana Podcasting.

Il Podcast Summit, evento conclusivo di una settimana ricca di incontri, è stata l’occasione per scoprire nuovi podcast, discuterne e riflettere sull’impatto del podcasting sulla cultura e sulla società.

Tavole rotonde, presentazioni e performance di podcasting dal vivo hanno coinvolto tanti appassionati e professionisti del mondo podcast. Un’occasione speciale per condividere idee e progetti.

Tra le tavole rotonde, in mattinata si è tenuto un incontro dedicato ai podcast di narrazione storica, moderato da Giovanni Savarese (Audio Tales), con Paolo Buzzone (Carlo Alberto | Tutti gli uomini del Watergate), Marco Cappelli (Storia d’Italia), Flavio Carbone (Storia dei Carabinieri) e Roberta Jones (The adventures of Roberta Jones – History of art rediscovered).

Qui è possibile ascoltare l’intervento integrale:

In serata anche la presentazione live del podcast “Ti Scorderai di Me”, con Paolo Buzzone e Sergio Ramazzotti che hanno ripercorso e commentato alcuni dei passaggi più importanti del podcast.

Qui è possibile ascoltare l’intervento integrale:

È possibile recuperare anche tutti gli altri interventi della Settimana del Podcast 2023 sul sito di ASSIPOD.

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Podcast: un’occasione per riflettere sui grandi temi

I podcast e l’ascolto privato: un’occasione per riflettere, anche sui grandi temi

Lo smartphone, il device più personale che possediamo, è il dispositivo scelto da 7 ascoltatori di podcast su 10. E i luoghi prediletti sono la casa e la propria auto. Cogliere l’occasione di un ascolto che rimane ancora “tutto per sé” è un’opportunità, anche per andare a fondo di questioni importanti.

di Irene Privitera

È ancora un mezzo intimo, il podcast. Non sappiamo per quanto, ma possiamo affermare che ha ormai abbandonato la sua zona di comfort, fatta di gruppi ristretti di fedelissimi e appassionati. Gli oltre 11 milioni di ascoltatori mensili dell’anno in corso, emersi dall’indagine Ipsos 2022, non fanno più riferimento a una nicchia di mercato. Nonostante questi numeri, l’ascolto dei contenuti audio on demand rimane privato. Lo conferma il fatto che – sempre secondo la ricerca Ipsos – lo smartphone, ovvero il device più personale che ciascuno possieda, quasi un’estensione di sé – sia per il 72% degli ascoltatori il dispositivo più usato. E che la casa (ossia il luogo più intimo che abitiamo e che tendiamo a personalizzare come un rifugio) rimanga il luogo prediletto per l’ascolto (73%), seguito dalla macchina (28%), e in qualche modo anche l’auto a ben pensarci non è altro che un altro piccolo luogo intimo e personale.

Cosa ascoltare? Consigli per orientarsi nella scelta

Cogliere questa occasione di ascolto “tutto per sé” è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Con i podcast ci si tiene informati, si ride o si riflette su temi profondi, si evade, si studia e si alimentano nuove curiosità. Ma come orientarsi in un’offerta la cui crescita sembra non dare alcun segno di voler rallentare?

I giornali producono podcast giornalistici a cadenza quotidiana o periodica, i podcaster indipendenti si raccontano e affrontano i più svariati argomenti, le case di produzione cavalcano l’attualità con approfondimenti e appuntamenti daily. Stare al passo della mole delle nuove uscite settimanali per chi segue questo mercato non è un’impresa semplice, così come la scelta – per gli ascoltatori assidui, sempre più numerosi – del contenuto sul quale premere play si fa sempre più complicata. Vengono in aiuto le categorie che le piattaforme di streaming hanno inserito per fare ordine fra le proposte: dal true crime alla psicologia, dall’attualità alla storia, fino a comedy e fiction, kids e famiglie, diritti civili ed empowerment femminile. E poi sport, arte, benessere.

Un modo per mettere ordine, all’apparenza banale, è quello di preparare delle liste. Nero su bianco: dai classici post it ai quaderni fino alle note dell’iPhone, scegliete la modalità a voi più consona e dividete gli ascolti che intendete intraprendere a seconda dei desideri, ma anche del momento che pensate di dedicare alla fruizione. Per fare jogging andranno bene i daily o i contenuti leggeri, mentre i viaggi in macchina o i momenti casalinghi sono l’ideale per concentrarsi su argomenti che vanno più in profondità e per immedesimarsi nelle storie di altre persone o nelle testimonianze di chi si mette a nudo attraverso un podcast.

La sceneggiatura adatta

L’idea che per fare podcast basti mettersi a parlare di fronte a un microfono con un sottofondo musicale da aggiungere in post produzione è ormai, e per fortuna, ampiamente superata. Se l’offerta aumenta e le orecchie degli ascoltatori sono sempre più allenate a distinguere un prodotto di qualità (dove anche la forma vuole la sua parte, accanto alla sostanza), chi si occupa di ideare, scrivere e produrre podcast sa bene che deve seguire il trend di un pubblico esigente che ricerca un involucro impeccabile per il prodotto audio.

Il confezionamento di un podcast è qualcosa che ha inizio molto presto, a partire dall’idea. Una storia, anche fortissima, ha bisogno di una sceneggiatura adeguata, di un piano editoriale strutturato, di una scrittura accurata. Solo così è possibile affidare all’ascolto privato del singolo grandi temi come, per fare alcuni esempi, la memoria di Giovanni Falcone (Mi fido di lei, Corriere della Sera) o la storia di Liliana Segre (Tienimi la mano, Chora Media). E dalle storie molto personali si può arrivare a suscitare riflessioni su temi come il razzismo e l’inclusione (Storia del mio nome, originale Spotify). Presto uscirà su tutte le piattaforme una nuova produzione Audio Tales: si chiama Ti scorderai di me. Anche qui si parte da una storia, e da un viaggio, per trattare un tema difficile, profondo e controverso come il suicidio assistito. Un tema che trova il suo posto ideale nell’intimità di un podcast.

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Podcast e giornalismo: le tendenze dell’informazione in audio on demand

Podcast e giornalismo: le tendenze dell’informazione in audio on demand

Il fatto del giorno raccontato in cinque minuti o l’approfondimento con le voci di un quotidiano cartaceo? Dai contenuti “veloci” a quelli parlati che ricordano la radio, fino alle serie tematiche e ai podcast orizzontali: l’offerta fra cui scegliere è multiforme. Se ne è parlato anche al Festival del Podcasting.

di Irene Privitera

Mezzo di informazione prevalente o piatto da inserire nella dieta mediatica accanto agli altri che compongono il menu. Comunque lo si veda, il podcast rappresenta un’opportunità stimolante per capire l’attualità o approfondire temi e fatti. L’offerta è multiforme, dai contenuti che durano il tempo di una corsa in tram a quelli più strutturati. Pensiamo soltanto alle rassegne stampa: si va dai 5 minuti di The Essential dove Will Media, con la voce di Mia Ceran, ci racconta due notizie selezionate al giorno, ai 20 o anche 30 minuti di Francesco Costa, con Morning, la sua lettura ragionata dei giornali riservata agli abbonati del Post (e premiata a furor di popolo dotato di cuffie con ben quattro statuette alla prima edizione del Pod, fra le quali l’ambito riconoscimento del pubblico).

Informazione di qualità in audio, la chiave per continuare a crescere

Gli ascolti dei podcast, in generale, sono in crescita. Lo dicono i dati recentissimi del Digital Audio Survey 2022 di Ipsos. In Italia gli ascoltatori mensili sono passati dai 7 milioni del 2019 agli 11,1 milioni del 2022 (1,8 milioni in più rispetto al 2021). Il 44% dei partecipanti al sondaggio dice di ascoltare più podcast rispetto ad un anno fa. Ma in un contesto dove continua a moltiplicarsi anche l’offerta, la chiave per crescere ancora, e per emergere, è quella di puntare alla qualità. Che si tratti di contenuti da una manciata di minuti o di podcast parlati di mezz’ora. Qualità che è data anche dalla confezione creata da montaggio e sound design: i prodotti narrativi-giornalistici di buona fattura sono la risposta a un pubblico esigente e con le orecchie ben allenate.

Podcast di informazione, un lavoro corale

Al Festival del Podcasting, che si è concluso sabato 8 ottobre, alcuni panel sono stati dedicati all’offerta dei podcast di informazione, anche rispetto al resto dei media, dalla radio ai giornali di carta e online. Se Corriere Daily, l’appuntamento con Tommaso Pellizzari che dialoga con le firme del quotidiano (produzione di Piano P), è un approfondimento di 12 minuti sul fatto del giorno che dà nuova veste alla voce del Corriere della Sera, il già citato The Essential condensa la notizia principale in pochi minuti ma si rivolge ad un altro pubblico. «Will nasce per avvicinare all’informazione e ai giornali non solo i giovani ma tutti quelli che i giornali non li leggono», ha spiegato il CEO Alessandro Tommasi (conduttore di Italic, altro podcast daily su media e politica). «È divulgazione, un’alternativa al giornalismo». Quanto al daily del Corriere della Sera, che sfiora le 700 puntate pubblicate, nel 2020 è nato guardando all’estero: «Gli esempi erano The Daily del New York Times e Today in Focus del Guardian, i grandi approfondimenti quotidiani che sforano anche i 20 minuti», ha raccontato Tommaso Pellizzari. Il modello è semplice, nella sua profondità: spiegare una cosa che è successa, un fatto di cui si parla, a partire dal dialogo fra il conduttore e un’altra voce, di solito un inviato del giornale.

Il potere narrativo dell’audio

Quando il podcast giornalistico arriva nei posti dove i fatti succedono, come accade ad esempio raccogliendo le voci degli inviati nei luoghi di guerra, finisce per somigliare un po’ alla radio, dove la notizia in alcuni casi prevale sulla “pulizia” dell’audio. Nulla di strano: si tratta di due mondi che si intersecano e fra i quali avviene un continuo scambio, in cui i piani della narrazione non sono mai (e questo è il bello) perfettamente separati. «Un buon programma radio narrativo-giornalistico è un buon podcast, e viceversa», ha detto sempre al Festival del Podcasting Alessandra Scaglioni, caporedattore centrale di Radio24. Un discorso che vale soprattutto per gli approfondimenti tematici e per quei podcast orizzontali che raccontano una storia o un fatto, suddividendolo in un numero definito di puntate. È il caso, ad esempio, di Carlo Alberto, produzione Audio Tales pubblicata in occasione dei 40 anni dall’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, de L’Aquila Fenice (Spotify Studios, documentario-inchiesta sul terremoto avvenuto all’Aquila il 6 aprile 2009) o ancora de Il Dito di Dio – Voci dalla Concordia di Pablo Trincia, fresco di vittoria ai Serial Awards come “podcast che vorremmo diventasse una serie scripted”.